Clemstation 3.0 non funziona?

Hanno regalato a mio figlio la Clementoni ClemStation 3.0. Ha smesso di funzionare correttamente dopo qualche giorno. Ha smesso di funzionare completamente dopo neanche un mese. Un caso isolato? Non si direbbe, vedendo la quantità di lamentele presenti online

Clementoni ClemStation 3.0 la grande pernacchia

Ne abbiamo viste tante di aziende perdere la faccia dopo aver delocalizzato la produzione -vedi aver venduto col loro marchio pessime cineserie da due soldi a prezzi da manufatto artigianale-, speriamo che questo non avvenga anche con Clementoni. L’azienda di Recanati, nata dall’ingegno di Mario Clementoni che sì, all’inizio, realizzava giochi artigianali, è un colosso totalmente italiano che fattura oltre 100.000.000€ l’anno. Giochi di qualità, robusti, colorati, istruttivi, resistenti anche alla temibile potenza distruttiva incontrollata di un bambino di 2 anni. Quello che ti scaglia con estrema violenza la massiccia auto Cinquino Forme e Colori giù dalle scale: le scale giustamente si rompono, Cinquino NO, anzi, parla ancora e ti dice con voce robotica “Ottimooo!”. Tutti riusciti bene, i giochi Clementoni, tranne uno: la terribile ClemStation 3.0. I genitori che hanno avuto fra le mani questo “gioiello” tecnologico sanno di cosa parlo: è un tablet per bambini con funzioni divertenti e giochi istruttivi in modo da far sentire i bambini come mamma e papà, ovvero degli zombie con l’iPad fra le mani. L’idea di per sé è ottima, se non fosse che il genitore ad un certo punto si deve distrarre dal fissare intensamente il suo iPad perchè il figlio bussa alla sua gamba.

Genitore: “che c’è? non vedi che sono occupato?”

Figliuolo: “papino non va più il compiuter, bisogna mettere le batterie”

Genitore: “ma come, le abbiamo cambiate 1 ora fa”

Ti accorgi quindi che non è colpa delle batterie. Anche se apri il nuovo pacchetto di Duracell, la ClemStation non da cenni di vita. E qui, da questo punto esatto, comincia l’Odissea del genitore tecnologico. Perchè, magari, capita che il genitore lavori “col compiuter”, quindi è moralmente obbligato a far resuscitare la fottuta ClemStation 3.0. Invece niente. Viene fuori una schermata che indica il collegamento USB della ClemStation con il PC. Ma, anche scaricando il software Sapientino Manager dal sito Clementoni, seguendo le istruzioni passo passo o facendo di testa tua, registrandoti sul sito, schiacciando tutti i tasti insieme del perfido babytablet e pregando in lingue sconosciute ti accorgi di una cosa: che non funziona nemmeno il software del PC. E’ una cacata pazzesca, ha l’interattività di un Jpeg. Non si collega alla ClemStation, eppure quest’ultima è vista dal PC. Ma è come se fossero due mondi paralleli. Allora pensi che è un problema tuo perchè sei obsoleto dentro e fuori, alla fine hai solo un cacchio di Windows XP service pack 2… quindi lo provi su XP SP3, niente. Windows 8. Nulla. Windows 10. Zero assoluto. Windows XP SP3 in macchina virtualizzata su host Linux Ubuntu 64 bit. Pernacchie. Una vocina da dentro ti dice “hai chiesto a Google?”. In effetti Google salva tutti. Cerchiamo… ma l’unica cosa che è possibile trovare online sono orde di genitori incazzati neri nelle tue stesse condizioni, con un affare da quasi 100 euro fra le mani che ha smesso di funzionare da un momento all’altro e che ora può fare a malapena da fermacarte, con poco talento visto che un sasso ci riuscirebbe meglio.

Ed ecco che il genitore si becca un bel segno del padulo con tanto di fischietto.

La ClemStation 3.0 è ancora in vendita, su Amazon ha ben 2 stelline e mezzo, degno giudizio per un accrocchio malfunzionante. Sarebbe da togliere dal mercato e risarcire chi ce l’ha, anche dando un buono gioco Clementoni di uguale valore. Dice eh ma fattelo cambiare. Nel mio caso, lo scontrino è andato perso: avendolo mio figlio ricevuto per Natale 2015/compleanno e, visto che inizialmente funzionava, chi ce l’ha regalato probabilmente l’ha buttato.